La salute pubblica ottimale

In Canada, “la salute mentale è positiva[1]”. L’Agenzia di sanità pubblica del Canada ne propone una definizione: è una condizione di ben-essere emotivo con la capacità di sentirsi felici e sodisfatti nella vita. Secondo i dati statistici, l’ 84% degli adulti canadesi si dichiarano felici. L’Istituto di Statistica del Quebec ci parla de “la salute mentale ottimale” che si oppone alla “salute mentale meno buona”. Ci informa che il 68% della popolazione ritiene che la propria salute mentale sia “eccellente o molto buona”. La conclusione apportata dall’Istituto è che la salute mentale dei quebecchesi, secondo gli ultimi dati, è “prospera”.[2]
In Canada, e dunque in Quebec, il termine salute mentale non è più semplicemente legato al concetto di malattia o di disturbo mentale. È un nuovo paradigma che riflette la capacità di adattamento, l’appartenenza a un gruppo sociale, il rispetto delle regole, in breve, la capacità di fare parte delle norme della società.
Coloro che avvertono il mal di vivere e coloro che sfuggono a questa normalità cercano aiuto nella forma molto precisa della diagnosi. Questa permette loro, a partire da una nuova appartenenza al gruppo – disturbo di personalità limite, dipendente affettivo, Alcolisti anonimi, ecc. – di mantenersi in una nicchia normata. Accade frequentemente di ascoltare un paziente dire che vuole consultare un altro medico perché il precedente non gli ha dato una diagnosi, una classificazione al suo mal-essere. La diagnosi diventa così una nuova identificazione, una nuova maniera di stare nella norma.
In questa società in cui il mal-essere è regolamentato, una delle forme che prende il ritorno nel reale di ciò che non è inteso è il suicidio. Il Quebec resta una provincia in cui il tasso di suicidio è tra i più elevati al mondo.
Una paziente invasa dall’angoscia viene a farmi visita perché non accetta la sua diagnosi e dunque il trattamento legato a questa. “Ho un’amica che ha tentato di suicidarsi e che ha la mia stessa diagnosi. Ho l’impressione che i medici distribuiscano le diagnosi come delle caramelle.” Mi domanda se sono d’accordo con la sua diagnosi. Rispondo che non so, mettendo l’accento sull’importanza di vedere perché lei soffre così. Questa risposta che situa il sapere dalla sua parte lascia il posto per un’elaborazione singolare, fuori diagnosi.
La nicchia di lavoro per la psicoanalisi in Quebec è molto ristretta. Gli approcci legalmente riconosciuti dalla Sanità Canada e Quebec sono delle terapie basate sui dati probanti orientati verso la soluzione e l’adattamento alle norme sociali. Spetta dunque al desiderio dell’analista non cedere sul suo ascolto fuori-norma, che punta alla singolarità del soggetto nel suo rapporto al godimento.
Jacques-Alain Miller, nel suo corso Cose di finezza in psicoanalisi, ci ricorda che “il discorso analitico non riconosce altra norma se non la norma ‘singolare’ di un soggetto isolato come tale dalla società. Bisogna scegliere: il soggetto o la società. E l’analisi è dalla parte del soggetto[3]”.
Traduzione di Laura Pacati
[1] http://www.phac-aspc.gc.ca/mh-sm/mhp-psm/pmh-smp-fra.php
[2] http://www.bdso.gouv.qc.ca/docs-ken/multimedia/PB01671FR_portrait_sante_mentale2015H00F00.pdf
[3] J.-A. Miller, Cose di finezza in psicoanalisi, Corso tenuto al Dipartimento di Psicoanalisi dell’Università di Parigi VIII nell’anno accademico 2008-2009, lezione del 19 novembre 2008, in La Psicoanalisi, n. 58, Astrolabio, Roma 2015, p. 154.