La vibrazione delle parole deriva da ciò che le norme non possono contenere

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Rimangono solo quindici giorni per conoscere la sorte di Asli Erdogan, condannata per aver minacciato lʼunità dello Stato turco con le sue cronache; rischia lʼergastolo. Autrice affermata oltre i confini turchi, tradotta e pubblicata in diverse lingue, la traduzione francese del suo ultimo libro è apparsa di nuovo in Actes Sud . Dalla sua scrittura affiora una fragilità che cerca di sottrarsi alla stretta infantile del terrore che lʼha assalita.

Il suo primo rifugio: la scrittura.

Nel 2015 lo scrittore Erri De Luca, che non rinuncia «a difendere la libertà di parola dei senza voce e dei più deboli» , è stato condannato in Italia per «incitazione al sabotaggio», con il pretesto che avrebbe utilizzato lʼunivocità di questa parola provocando anche degli atti criminali perché suo «portavoce». Ma che cosa significa lʼunivocità della lingua?

Lʼattacco agli autori indica la violenza con cui si vuole normare la lingua che ci abita, nel tentativo illusorio di renderla trasparente a se stessa.
In questo My Way, a partire dal libro Il mondo nuovo di Aldous Huxley, Renata Cuchiarelli mette in evidenza che la scienza tecnicista ha lʼambizione «di cancellare ogni soggetto costituito dallʼincontro con il linguaggio», mentre Serge Cottet ci indica lo statuto reale dello scritto come ciò che distrugge le norme.
Pierre Malengreau, Yohan de Schrijver e Maxime Annequin affrontano Ponge, Pessoa, Lovecraft, che hanno occupato la posizione di «eretici nel modo giusto» in un lavoro incessante per ricucire la vita. Il primo ha messo in esergo la materialità delle parole, per il secondo la scrittura apre al suo «io», ridotto a nulla, la possibilità di innalzarsi per non inabissarsi in unʼinquietante estraneità. Per il terzo, la vita era solo «scherzo», la scrittura, definita come un «elegante divertimento», viene a bordare lʼironia mortale.
Sophie Simon evoca la pratica della scrittura del tutto singolare di Amélie Nothomb e come la pubblicazione di alcuni suoi scritti sia un modo per non annegare.
Joséphine Duquesnoy ci parla dello spettacolo «Ça ira» di Pommerat come lʼeco di ciò che non cessa di non scriversi nel dire.
Infine, con Raphael Montague, scopriremo lʼinvenzione di Derek Pyle: a partire da Finneganʼs wake ha creato unʼopera musicale originale, collettiva e indipendente dalle restrizioni normative.

Traduzione di Marianna Matteoni

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